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RITORNO A CASA 2 - Searching for Padre Pio (Abel Ferrara)

Monday, 11 July 2016 13:37

Naked

Appunti per un film già visto (che forse non si farà mai…)

Searching for Padre Pio è una cosa di Abel Ferrara girata per la serie BOATS (based on a true story), cinque film di 50’ circa prodotti da Pif per Deejay TV e andati in onda lo scorso autunno. È il quinto lavoro “italiano” di Ferrara, dopo Mary, Go Go Tales, Napoli Napoli Napoli, Pasolini e a prima vista, secondo le categorie delle chiese critiche nostrane, si aggiunge a Mulberry St., Napoli Napoli Napoli e Chelsea on the Rocks in quanto film apocrifo, non canonico, di quelli che la burocrazia (commercial)spettacolare delle tv scheda come “prodotti non ordinari” e che vengono spacciati banalmente come “documentari”.

Invece Searching for Padre Pio (pro)segue le linee di Pasolini: di Pier Paolo nella sua forma di sopralluogo, di appunti per un film da fare (Sopralluoghi in Palestina con gli appunti indiani e africani sono alcune delle pagine più libere e dense, perché le meno scritte, del cinema di Pasolini), mentre continua l’atto conoscitivo che si fa azione desacralizzante intrapreso nel film omonimo del 2015 (ma già presente in Welcome to New York).

Abel Ferrara, insieme a Maurizio Braucci (che in Searching for… non solo è sceneggiatore ma appare nelle vesti di guida alla maniera del Virgilio dantesco) e Fabio Nunziata, molto più di un semplice “montatore”, si confronta con l’icona del celebre monaco di Pietralcina con la stessa libertà e lo stesso rispetto con cui ha affrontato il mito del poeta nato a Casarsa. Non è l’azione di un iconoclasta, Ferrara tratta con rispettosa attenzione le icone, sia il santo più popolare e discusso del secolo scorso che l’intellettuale martire dell’Italia post ’45, e a tratti affiora finanche la venerazione propria della tradizione cattolica. La libertà che si respira in questi ritratti, che spesso disturba lo spettatore italico, è dovuta alla mancanza di una visione di parte, preconcetta, schierata e fondata sui pregiudizi che si è formata e si tramanda nel susseguirsi di guerre (più o meno “civili” e diffuse, a bassa o alta intensità) che segnano le storie dell’Italia da prima della sua invenzione ottocentesca. Abel Ferrara studia, interroga e si interroga sulla figura di Padre Pio, l’atto desacralizzante avviene proprio attraverso la volontà di sapere, toccare con mano, che implica il superamento delle leggende e delle dicerie che ammantano l’immagine del monaco taumaturgo (lo stesso vale per quella dell’intellettuale maledetto Pasolini) e la (im)pongono in quanto separata. Nella ricerca Ferrara e Braucci cercano il punto di vista dell’antropologo, dello storico, del “santificatore” della commissione vaticana come del “volgarizzatore” che attraverso un canale televisivo interamente dedicato a Padre Pio ne alimenta la leggenda spettacolare; senza nessuna pietà il film lascia emergere l’adesione ignorante alla chiesa fascista, a cui seguirà l’anticomunismo praticato per conto della DC, quanto l’attacco ‘cattoscientista’ di Agostino Gemelli. Su tutto domina l’amore incondizionato dei fedeli, la santificazione dal basso, e le tracce più forti della vita e delle opere del santo restano incise nei luoghi e nei rugosi volti delle genti del meridione molto più che nei filmati d’epoca già mitopoietici e strumentalizzanti. Per Abel il miracolo di Padre Pio è la “Casa Sollievo della Sofferenza”, l’ospedale fatto costruire a San Giovanni Rotondo che cela sotto la misericordia una storia simile a quella di King of New York, è miracoloso il suo abbandonarsi e quindi donarsi alle sofferenze dei poveri fino a prendere su di sé i mali del mondo. Il Padre Pio di Ferrara si pone all’opposto del San Giuseppe da Copertino di Carmelo Bene, dove quello si sollevava da terra trovando sollievo nella sollevazione, questo materializza sul proprio corpo il dolore e la sofferenza, il male lo batte, segna il suo corpo, lo sprofonda.

 

Abel Ferrara

 

Ma Abel Ferrara non cerca santi a cui votarsi, non chiede miracoli, lui stesso si pone all’interno di questa ricerca, la sua visione di Padre Pio è innanzitutto quella di un uomo nato negli stessi anni e nelle stesse terre di suo nonno, emigrante originario di Sarno. Il regista svela il suo punto di vista, la sua motivazione, il suo desiderio di confrontarsi con i propri fantasmi e con i propri cari (vivi come la figlia neonata o morti come il nonno), il film da farsi è un film già visto, è tutto negli occhi svelati dagli occhiali scuri. Forse la pellicola con Castellitto che presta il volto al frate di Pietralcina e la comparsata annunciata a zi’ Cosimo, vecchio contadino in cui si imbatte la troupe, non si vedrà mai sui grandi schermi per questioni di budget, di ignoranza, di paura, eppure è già tutto in questo Searching for… Questo oggetto non identificabile, letteralmente UFO, soprattutto per l’ideologico e artefatto cinema italiano, è manifesto di un metodo che procede attraverso il dubbio, l’interrogazione, la mancanza. Searching for Padre Pio potrebbe essere il prequel di Pasolini quanto ne rappresenta il sequel, chi non cerca ma trova consolazione con la visione del Ferrara maledetto e drogato, bello e perduto, non ha che votarsi (o farsi votare) ad altri santi.

Let it bleed.

 

 

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